Studio Legale Silva

mercoledì 7 marzo 2012

Secondo Piero Ichino e Paolo Pinotti: "Per difendere il lavoratore da licenziamenti ingiusti, in Italia, invece di monetizzare, si tende quasi sempre ad andare dal giudice per valutare l’esistenza o meno della giusta causa. I tempi dei procedimenti giudiziari variano moltissimo da città a città: si va dai 200 giorni di Torino, ai 266 giorni di Milano, ai 429 a Roma. Anche all’interno dello stesso tribunale, poi ci sono giudici lenti e giudici veloci. A Roma, per esempio, si va da 179 a 693 giorni. Non solo, ma varia in modo estremo, da giudice a giudice, la percentuale di volte in cui viene data ragione al lavoratore o al datore di lavoro. Insomma, una vera lotteria. Molto costosa per le aziende, e non troppo conveniente neanche per i lavoratori. Lo stato di cose sembra servire solo ad arricchire gli avvocati e a costringere i giudici a occuparsi di controversie che potrebbero benissimo essere risolte in altro modo: ad esempio stabilendo un prezzo adeguato per la possibilità di licenziare".  Il resto dell'articolo: http://www.linkiesta.it/giudice-lavoro#ixzz1oPyK6EBt
Io non condivido questa analisi, nel senso che se i dati sono corretti non ha senso modificare il sistema "stabiliendo un prezzo adeguato per la possibilità di licenziare".
Sarebbe molto più logico riformare la macchina della Giustizia per rendere più efficente la procedura e fare in modo che i tempi delle cause siano omogenei e il più possibile corti.
Contrariamente, si andrebbe incontro ad un problema, a mio avviso, molto più arduo: quale è il prezzo adeguato per la possibilità di licenziare?


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